Negli eremi lungo i fiumi dell’Amazzonia si incontrano le famiglie degli immigrati giunti dal Nordest del Brasile verso la fine del diciannovesimo secolo. Lì giunsero in fuga da una grande siccità e lavorarono nei seringais (aree di foresta destinate all’estrazione del caucciù) nella loro epoca di gloria e opulenza, quando l’Opera di Manaus portava Caruso e le altre stelle dell’epoca ad esibirsi in rappresentazioni patrocinate dai baroni della gomma. La seconda migrazione degli abitanti del Nordest verso i seringais dell’Amazzonia avvenne durante la Seconda Guerra Mondiale.

In quello stesso periodo, gli inglesi avevano piantato in Malesia immense coltivazioni di havex brasiliana contrabbandata, sviluppando tecniche di coltivazione che portarono alla rovina il sistema dei seringais nativi, dove immense aree di foresta venivano sfruttate ancora in modo primitivo, con grande sacrificio umano e costi elevati.
Negli anni ‘20, il mercato della gomma era in decadenza e i prezzi calavano vertiginosamente per via della concorrenza asiatica.

Quando, durante la Guerra, i giapponesi invasero la Malesia, la soluzione degli Alleati fu quella di dare incentivi e iniettare risorse per la riapertura dei seringais nativi del Brasile, una mossa strategica per gli sforzi bellici di allora. Nuove leve di nordestini furono convocate, come combattenti militari, e l’Amazzonia fu ri-colonizzata. I soldati della gomma, come erano chiamati questi combattenti senza divisa, arrivavano al porto di Belém su navi inseguite, e a volte silurate, dai sottomarini tedeschi. Successivamente venivano imbarcati sul Rio delle Amazzoni fino ai distanti seringais a cui erano destinati.

Lungo il cammino, incontravano quello che rimaneva delle prime generazioni di nordestini mescolati con le popolazioni indios e meticcie. Il prodotto di questa mistura è il caboclo amazzonico, che vive ancora oggi in modo simile ai suoi padri e antenati, dopo che, con la fine della guerra, la vecchia e ben nota decadenza tornò a regnare nei seringais dell’Amazzonia.

traduzione dal sito http://www.santodaime.org